Attimi di Ghiaccio

La vita di ognuno è fatta di tanti attimi, la mia è fatta di attimi per la maggior parte vissuti nel ghiaccio, sia nella forma metaforica che in quella del tutto reale. Abituato quindi al freddo dentro e fuori, ho voluto rappresentare l'attimo regalando uno scatto fotografico al mio ambiente naturale: il ghiaccio. Ho voluto regalargli il calore del colore e la fantasia delle immagini celate, che si possono scoprire al suo interno. Ho voluto rendere accoglienti anche a me stesso ed al mio cuore i miei "Attimi di ghiaccio".

mercoledì 31 ottobre 2012

Oki Nami Ura (sotto la grande onda)

onda piccola 

La grande onda. Arriva improvvisa, spiana e sconvolge. Rovescia l’antico, prepara il nuovo.
Forse smaschera il nuovo, rivela l’antico. Certo viene da lontano, dalla superficie del mare,
dal vento del cielo. Certo non placa, non acquieta: mescola sale e sabbia, provoca, soffre.
Potrebbe anche non venire, potrebbe ritardare, ma quando giunge irrompe, costringe
al movimento, allo stupore, ad un pensiero. Spegne un certo modo di guardare le cose,
i simboli, i linguaggi. Non è un’opera qualsiasi: occorre tempo e vita per capire cosa nascerà
nel fluido elemento delle sue trame. Perché la grande onda vive anche dopo la sua morte;
e quando le cose saranno passate e le parole dette, essa avrà ancora mondi da rivelare,
parole da riscoprire, cose da costruire. E non si fermerà mai.

martedì 16 ottobre 2012

Il faro

farino blog

Scrivo per sognare,
chiudo gli occhi e vedo il mare
sogno e vedo un faro lontano
ora sono giovane gabbiano
Sogno e volo leggero ed elegante
giocando intorno a quel gigante
Vedo il sole rosso che si tuffa in mare
e due amanti che fan l'amore

sabato 13 ottobre 2012

Madre e piccolino

giaguaro

La Fata del mare

Ogni anno, a Castel del Sole, organizzavano una gara di sculture di sabbia e tutti gli abitanti dell’assonnato paesino in riva al mare si risvegliavano improvvisamente e, in un eccesso di energia, per tutto il giorno lavoravano assiduamente creando con la sabbia ogni sorta di fantastica figura. Quel giorno avevano scolpito nella rena castelli, draghi, cavalieri, unicorni ed anche una bellissima fata. L'avevano chiamata “ la fata del mare”, modellata per ore, con la sabbia più fine e dorata, usando l’acqua per amalgamare i minuscoli granelli. Le avevano creato forme flessuose, accarezzando con dolcezza e delicatezza il corpo , le gambe, il viso. Ma il vero capolavoro erano gli occhi che due vetrini verde smeraldo, incastonati al posto giusto, rendevano così dolci, vivi, scintillanti che parevano quasi veri.Quella sera i bambini fecero scempio di tutte quelle opere, ma nessuno toccò la fata. Fu Risacca che ,nella notte , aiutata da Vento, la portò con sé perché Nettuno, vedendola così tenera e bella, la volle nel suo Mondo Incantato in fondo al mare. La mattina dopo, nel punto dove c'era stata la fata, Vento e Risacca avevano lasciato un fiore. Passarono i mesi e poi gli anni quando una notte, Marina, una fanciulla del paese che era rimasta sola da quando il suo amore era disperso in mare, si recò sulla riva fermandosi proprio dove un tempo era stata modellata la fata. In quello stesso punto la giovane donna pianse disperata per il suo amore perduto. D'incanto, nell’oscurità, dalle acque si sollevò ,illuminata dalla luna, una figura di donna trasparente, fatta di acqua, che sembrava attratta da quelle lacrime; si avvicinò alla ragazza la quale ,per un attimo, trasalì guardando la strana e bellissima apparizione: le forme erano flessuose, i capelli, trasparenti ,avevano riflessi rossi e gli occhi erano verde smeraldo. Era una fata dolcissima che sussurrava parole con un filo di voce che penetrava il cuore. Raccontò alla ragazza la sua storia: era la Fata del mare, rapita da Risacca e Vento per l’amore di Nettuno e da lui trasformata in acqua salata. Poi le chiese il nome e il motivo di quelle lacrime, di tanta disperazione; venutane a conoscenza , sorrise spiegandole che Nettuno, ogni tanto, rapiva marinai, fanciulle, cuochi, giovani, bambini, mamme e anziani per popolare il suo Mondo Incantato sotto il mare: laggiù tutti vivevano felici, tranne un giovane che, nonostante fosse circondato da mille bellissime fanciulle, soffriva per la mancanza del suo amore terreno di nome Marina. Fu così che la fanciulla seppe dove era disperso il suo innamorato e pregò la fata di condurla con sé sotto il mare, perché non voleva più vivere sulla terra senza il suo compagno. La fata l’abbracciò e sussurrandole parole rassicuranti, in un attimo la condusse nel Mondo Incantato di Nettuno: finalmente i due giovani si ritrovarono e tenendosi per mano si raccontarono le sofferenze dei lunghi giorni della lontananza e ora ridevano, ora si abbracciavano, ora si guardavano negli occhi con amore. Nettuno, colpito da tanta dedizione, offrì loro la libertà, ma essi rifiutarono e decisero di rimanere per sempre nel Mondo Incantato ricco di amici, di luce, di colori, di gioia. Tuttavia chiesero di poter ritornare a visitare Castel del Sole una volta all’anno perché lì si erano conosciuti e lì era nato il loro amore. Da allora fino ad oggi, non si sa il perché, quando nel piccolo paese assolato arriva il giorno della gara delle sculture di sabbia, c’è sempre qualcuno che, improvvisamente, decide di scolpire due giovani sorridenti che si tengono per mano,ma sempre, durante la notte , Risacca e Vento li portano via.

giovedì 11 ottobre 2012

Una porta

Ecco una porta nel mio universo !
riesco chiaramente a vederla, è
la in fondo su quel muro di ghiaccio
che è la mia fantasia, so pure dove mi
porterà: nel mondo dove i sogni
si possono vivere.

domenica 7 ottobre 2012

Petali non fiori

petali

Raggi di cuore
saldano per
sempre le
nostre anime
perse nel tempo
e ritrovate in
un bacio che il
tempo aveva
dimenticato.

venerdì 5 ottobre 2012

Occhi viola

occhi viola p

Vetrini blu

un braccialetto
di vetrini blu
raccolti sulla spiaggia,
raccolti per te
perchè ti ricordassero
il colore del mare
ed avessero il sapore
d'antico. Era un
segreto che custodivo
nel cuore tanto
segreto da averlo
scordato. Non te
lo diedi mai perchè
non ne ebbi mai il coraggio
eri troppo bella
per l'umile dono di
un ragazzino innamorato.

mercoledì 3 ottobre 2012

Tutte le sfumature del viola

Fiori nel ghiaccio

In primavera era avvezzo, per passione, raccogliere fiori coloratissimi e comporre degli splendidi mazzetti che con cura ed attenzione spruzzava con un finissimo nebulizzatore per regalar loro la freschezza della rugiada. Bloccava quell'istante di bellezza, in un attimo, infilando il mazzetto nell'ossigeno liquido, congelandolo, ibernandolo, sospendendone la vita. Poi penetrava questi fiori con un obbiettivo fotografico, ne scrutava ogni parte scoprendo ogni segreto cromatico, creando delle splendide immagini di vite sospese, recise, aggredite, resuscitate ed ibernate in attesa di tempi migliori. Spesso pensava che quel passatempo strano ed un po' violento rappresentasse la sua vita, una vita congelata tanto tempo fa, quando lei lo aveva deriso, e buttato via. In effetti quella ragazza aveva avuto di lui l'immagine di un ragazzino che amava il gioco del pallone, come tanti altri ragazzi della sua età e lo ricordava sudato e puzzolente, infangato dalla testa ai piedi. La i campi erano infangati , morti come lui agli occhi di lei. Le cose erano così cambiate tanti anni dopo quando si ritrovarono, lei era diventata un'attraente signora dedita a coltivare amicizie e relazioni sociali, anche lui era cresciuto, ma non troppo e continuava la sua vita nel ghiaccio e in quei campi morti ed infangati. Prerogativa di tutta una vita attaccata al sogno che in quei campi potesse nascere quel fiore coloratissimo e profumato che aveva piantato tanto tempo fa. Quel fiore era l'amore per quella ragazzina diventata donna e poi attraente signora. Parlavano, di fiori, di dipinti e fotografie. Lei era una brava pittrice e promise di dipingere un quadro da una sua foto, ma non se ne fece mai nulla, non ne aveva il tempo, troppo presa dalle relazioni sociali, dagli amici, quelli veri, quelli che non venivano dai campi morti ed infangati, quelli che abitavano in città, non in un paese dimenticato da Dio come lui. Lei criticava le sue foto anche se ne era attratta. Considerava lui, per quelle foto, una specie di mostro assassino e maniaco e se ne avesse avuto l'opportunità gli avrebbe tirato una sberla. Lui promise a se stesso di scongelare la sua vita per lei e volle anche cambiare il genere delle sue foto. Pensò di fotografare le nuvole: quelle di mille colori che si rincorrevano allegre ed ondeggianti nel cielo o si arrabbiavano mostrando la loro parte oscura, viva, vitale, energia pura, fulmini e tuoni potenti, scosse dal vento, sfilacciate e attraversate come frecce dagli aerei con le loro scie bianche. Ma purtroppo in quella stagione il cielo era terso, non una nuvola, non uno scatto, e nell'attesa, al sole, in mezzo a quel campo, lui piano, piano si scioglieva sempre di più . Cominciavano a mancargli le forze , colava , grondava, ma resisteva, stoico, sempre col naso in su a guardare il cielo in attesa di una nuvola da fotografare per lei, per dimostrarle che nel ghiaccio c'era la vita. Doveva ormai stare seduto le gambe non lo reggevano più . Prese anche un cavalletto perché la macchina fotografica ora pesava come un macigno. Il tempo passava e lui si scioglieva; per guardare il cielo appoggiava la testa alla spalliera della poltrona che aveva portato in mezzo al campo , i muscoli del collo non reggevano più il peso della testa. Si scioglieva! La vita colava lenta. Aveva capito che stava morendo per far nascere quel fiore in quei campi morti e fangosi, ma forse non avrebbe fatto in tempo a vivere l'emozione della sua nascita. Un mattino comparve una nuvola color rosa, aveva una strana forma, quella di un fiore, ma non era una vera nuvola, era il riflesso in cielo di un fiore nato per caso in un campo morto ed infangato. Ma lui ormai non poteva più ne vedere quella nuvola ne fotografare quel fiore, il ghiaccio che teneva insieme la sua anima ed il suo corpo si era sciolto completamente. Il fiore nato da quell'acqua che lui perdeva goccia dopo goccia sciogliendosi al sole, era sbocciato ma troppo tardi . Lei passò di li, vide una strana poltrona in un campo, abbandonata , logora come una vita sciupata, a fianco ad essa un fiore coloratissimo e bellissimo spuntava dal fango. Lo raccolse, coccolandolo come un grande amore, poi lo mise nel ghiaccio per conservarlo per sempre, come faceva un ragazzino sudato e puzzolente che conosceva tanto tempo fa.